il terremoto del 28 marzo 2025 in Myanmar, la storia della faglia di Sagaing e la geodinamica dell'area
Summary:
la sismicità del Myanmar e delle aree limitrofe
Il terremoto M 7.7 del 28 marzo 2025 nei pressi di Mandalay in Myanmar è stato seguito da numerose repliche. Particolarmente importante 12 minuti dopo la scossa principale un evento M 6.4, che avrebbe fatto anche esso parecchi danni di suo. Le notizie sono ancora molto frammentarie a 3 ore dall’evento, ma c’è il rischio che la forte replica abbia dato il colpo di grazia a delle strutture già pesantemente danneggiate e il numero dei morti sarà enorme. Come si vede dalle agenzie, il terremoto ci sono stati dei gravi danni persino a Bangkok, a circa 10000 km di distanza. La storia della faglia di Sagaing, lungo la quale si è generato il terremoto, è molto interessante: la classica trascorrente che prende il posto di un fronte di convergenza fra placche. inoltre una parte del segmento di faglia interessato dall'evento odierno era già stata individuata come un importnte gap sismico.
In Myanmar i terremoti, molto frequenti, si verificano in due fasce sismiche principali, la prima lungo la pianura centrale e la seconda ad ovest di essa. Queste due fasce presentano due regimi tettonici differenti, sempre comunque inquadrabili nella geodonamica dell’area, la parte più orientale dell’orogene alpino – Himalayano a causa della collisione fra la placca indoaustraliana e quella euroasiatica, fra le quali sono interposte altre placche minori interposte (o ex placche, ormai integrate nell’Eurasia, i cui limiti comunque continuano ad essere attivi come succede in tutta l’Asia, dal Caucaso alla Siberia).
I BLOCCHI IN GIOCO NELLA REGIONE BIRMANA. La regione del Myanmar non ha subito le deformazioni incredibilmente importanti del settore Himalayano e anche se in effetti c’è una subduzione attiva (come si vede dalla profondità dei terremoti) la placca continentale attualmente in subduzione penetra solo a una profondità di circa 100 km.
Grossolanamente la regione si può dividere in tre blocchi:
l'altopiano di Shan a est,
la pianura centrale al centro
la catena indo-birmana a ovest
L'ALTOPIANO DI SHAN appartiene al blocco di Sibumasu, che segna il margine continentale meridionale dell'Asia. Nel Mesozoico il blocco di Sibumasu si è staccato dal Gondwana: i dati sugli zirconi contenuti nei suoi sedimenti paleozoici fanno ritenere che si trovasse tra l’Australia di SW e la Terra della Regina Maud in Antartide. In seguito il suo limite NE si è scontrato contro il blocco indocinese lungo la sutura di Cangning-Menglian (Liu et al, 2018).
LA PIANA CENTRALE BIRMANA fa parte del blocco della Birmania Occidentale, che si è scontrato con Sibumasu: gli ultimi lavori come vedremo indicano per la fine della collisione un’età terziaria, mentre in quelli precedenti era posta nel Cretaceo. Da quando la convergenza, che di suo era già abbastanza obliqua, non è più attiva, il vecchio limite di placca ha continuato a svolgere un ruolo di superficie di debolezza e si è trasformato nella faglia di Sagaing, una delle faglie trascorrenti più lunghe (oltre 1.500 km) e attive al mondo: posta tra l’Himalaya e il mare delle Andamane, è in qualche modo il prolungamento della sutura dell’Indo, come si vede dalla carta di Taylor e Lin, 2009).
LA CATENA INDO-BIRMANA, a est della piana centrale birmana, è un classico prisma di accrezione in un ambiente di collisione fra placche, in questo caso con la placca indo-australiana che scorre sotto il blocco del Myanmar occidentale. La presenza di una subduzione ancora attiva è testimoniata dai terremoti profondi (quelli in verde) nella prima figura, una carta tratta dall’IRIS Earthquake Browser.
la faglia di Sagaing: confronto fra i gap sismici individuatida Hurukawa e Maung Maung (2011)e il segmento interessato dal movimento il 28 marzo
LA FAGLIA DI SAGAING. E veniamo alla protagonista della tragedia che stiamo vivendo adesso: la faglia di Sagaing. È una faglia trascorrente drammaticamente importante visti i suoi 1500 km di lunghezza e visto cosa è capace di fare, eppure è meno famosa di altre strutture simili responsabili di devastanti terremoti come la faglia di San Andreas, le faglie Anatoliche settentrionale e orientale, la Linea Mediana Giapponese e quella di Enriquillo – Plantain Garden. A parte forse l'ultima condividono insieme alla faglia di Althin-tagh, al limite fra il Tibet e il bacino del Tarim e probabilmente nota più ai geo-NERD che al grande pubblico, l'essere state in precedenza un limite compressivo. Questo perché, passata la collisone, rimangono linee preferenziali di debolezza e quindi svincoli preferenziali di deformazione anche dopo la collisione finale fra i blocchi che si erano scontrati. E questo non solo se la geodinamica che ha generato quegli scontri continua, ma anche decine se non centinaia di milioni di anni dopo, dinanzi ad un nuovo quadro tettonico (Heron et al 2016). In Sicilia dovrebbe "funzionare" così la faglia Kumeta - Alcantara.
Nello specifico la faglia di Sagaing compensa più della metà del movimento laterale destro tra l’Asia sudorientale e l’India all'interno del confine diffuso fra la placca Indoaustraliana e quella Euroasiatica (in particolare la Cina Meridionale).
Il tracciato di questa faglia è contrassegnato da scarpate topografiche, anomalie gravitazionali e una importante sismicità la cui pericolosità era notissima a causa della presenza lungo il suo tracciato di milioni di persone.
Ho detto che è meno conosciuta ma ha una storia sismica di tutto rispetto: dal 1930 al 2021 Hurukawa e Maung Maung (2011) contano lungo la faglia 15 eventi con Magnitudo da 6.0 in su, di cui 6 di M 7.0 e oltre. Scusate se è poco. Gli stessi come si vede dalla carta avevano inoltre identificato due gap sismici preoccupanti. Ebbene, confrontando la loro carta con quella del risentimento di USGS del terremoti del 28 novembre, il segmento interessato dal movimento comprende la parte indicata come gap sismico, ma si estende anche molto più a nord.
la tomografia sismica evidenzia i due slab, a W quello ancora attivo, ad E quello la cui attività si è conclusa nell'Eocenee la cui sutura è diventata la faglia di Sagaing
LA TOMOGRAFIA SISMICA: DUE SUBDUZIONI PARALLELE, DI CUI UNA ANCORA ATTIVA E UNA NO. Da ultimo un accenno alla tettonica regionale: la tomografia sismica evidenzia due subduzioni parallele (Yang et al, 2022):
ad ovest sotto la catena Indo-Birmana la tomografia evidenzia la presenza di uno slab in subduzione che si immerge verso est. La presenza di terremoti che si annidano all’interno dello slab dimostra che questa subduzione è ancora attiva
Più ad est invece la tomografia evidenzia la subduzione della vecchia collisione fra il blocco di Burma (la pianura centrale) e il blocco di Sibumasu.
La novità recente è che se la tomografia l’ha individuata, difficile che la sua attività si sia conclusa 120 milioni di anni fa, perché non solo avrebbe fatto a tempo a scendenre nel mantello per la differenza di densità, ma sarebbe ormai indistinguibile dal mantello circostante. Questo ed alcune indagini sulle rocce magmatiche dell’area hanno portato Yang et al (2022) a proporre l’Eocene medio per la fine dell’attività compressiva fra i blocchi del Myanmar occidentale e di Sibumasu.
Di conseguenza, siccome la subduzione occidentale è anche essa attiva dal Cretaceo superiore, nell’area ci sono state due subduzioni parallele tra il Cretaceo superiore (80 milioni di anni) e l’Eocene (40 milioni di anni) corrispondente al periodo di rapida convergenza tra le placche indiana ed eurasiatica (e questo spiegherebbe meglio la velocità diconvergenza che poteva sembrare eccessiva).
BIBLIOGRAFIA
Heron et al (2016). Lasting mantle scars lead to perennial plate tectonics. Nature communications DOI: 10.1038/ncomms11834
Hurukawa e Maung Maung (2011). Two seismic gaps on the Sagaing Fault, Myanmar,
derived from relocation of historical earthquakes since 1918. Geophysical Research Letters 38, L01310.
Liu et al (2018). Geodynamics of the Indosinian orogeny between the South China and Indochina blocks: Insights from latest Permian– Triassic granitoids and numerical modeling. GSA Bulletin; 130-7/8, 1289–1306; Taylor e Yin (2009). Active structures of the Himalayan-Tibetan orogen and their relationships to earthquake distribution, contemporary strain field, and Cenozoic volcanism. Geosphere 5, 199–214 Tun e Watkinson (2017). The Sagaing Fault, Myanmar in: Barber et al, Myanmar: Geology, Resources and Tectonics. Geological Society London, Memoirs 48, 413–441, Yang et al (2009). Slab remnants beneath the Myanmar terrane evidencing double subduction of the Neo-Tethyan Ocean. Sci. Adv. 8, eabo1027
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